Metodi Non Chimici Per Il Controllo Della Taglia In Vivaio In Coltura Protetta

Autore: Marco Valerio Del Grosso
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Il controllo della filatura di una pianta in vivaio è un problema diffuso. Tale problema è determinato, nei vivai in serra, da particolari condizioni ambientali e colturali.

I principali fattori in serra determinanti la filatura sono:

-         elevata densità di coltivazione e conseguente maggiore ombreggiamento;

-         Il maggior contenuto in acqua delle cellule da cui una maggiore distensione delle stesse;

-         temperature relativamente elevate con minori escursioni;

-         assenza di vento e comunque ridotta ventilazione;

-         riduzione delle radiazione UV in serra;

-         errata nutrizione delle piante.

In questo breve lavoro analizzeremo alcuni di questi fattori e le tecniche alternative all’uso di brachizzanti chimici per impedire la filatura delle piante.

 

ELEVATA DENSITA’ DI COLTIVAZIONE

Aumentare le densità d’impianto comporta inevitabilmente un allungamento degli internodi.

In caso di densità fitte le piante sono soggette alla cosiddetta “ sindrome da ombreggiamento” (shade avoidance sindrome o SAS), si allungano cercando più luce e riducono la ramificazione.

Alla base della SAS vi è la capacità delle piante di rilevare le variazioni nella qualità e la quantità della luce provocate dalle piante circostanti. In una coltura più o meno fitta le piante si ombreggiano tra di loro e ciò determina una riduzione dell’intensità della luce e la modifica del suo spettro.

E’ consigliabile, quindi, cercare di ridurre tale intensità se si dispone di spazio e, soprattutto nelle prime fasi di occupazione del vivaio, ridurre il numero di piante a metro quadrato e/o disporre a “scacchi” i polistiroli.

 

CONDIZIONAMENTO DELL’ILLUMINAZIONE

Condizionare l’illuminazione consiste principalmente nel modificare il rapporto tra lunghezze d’onda della luce in ingresso, in particolare il rapporto fra il rosso ed il lontano rosso (R=Red/FR=Far Red), maggiore è questo rapporto minore sarà filatura delle piante. La luce del sole ha un rapporto R/FR=1, in condizioni di ombra (la sindrome da ombreggiamento - SAS) il rapporto si abbassa e varia da 0,2 a 0,5.

Si può influenzare questo rapporto con l’uso di appositi materiali di copertura capaci di trasmettere più luce R o usare filtri foto selettivi azzurri (vedi foto), i quali determinano un aumento del rapporto R/FR.

Quest’ultima tecnica spiega anche il perché il rame ha un duplice effetto sul blocco della filatura della pianta in termini sia di leggera fitotossicità, in funzione della dose utilizzata, sia per effetto del colore azzurro dello stesso.

 

REGIMI TERMICI

La differenza (DIF) tra la temperatura media diurna (TD) e la temperatura media notturna (TN) è un parametro importante per stimolare o meno la filatura di una pianta. Per molte specie (pomodoro, stella di natale, giglio, crisantemo, ecc) più è bassa questa differenza, ovvero più è freddo il giorno e calda la notte,  meno si avrà filatura della pianta.

La tecnica del DIF basso o negativo, è facilmente applicabile nei paesi nord europei, mentre nei paesi mediterranei è difficilmente realizzabile viste le alte temperature diurne.

Vi è però un metodo alternativo altrettanto valido ed è il cosiddetto Cool Morning (freddo di mattina). Tale tecnica consiste nel raffreddare prima e durante l’alba, il momento più freddo della giornata, ovvero aprire la serra e spegnere i riscaldamenti 1-2 ore prima dell’alba, questo se la differenza di temperatura tra l’interno della serra e l’ambiente esterno è tra 3 e 5°C e lasciare questa situazione per almeno 4 ore.

L’ingresso di aria fredda in serra alle prime luci dell’alba, rallenta la filatura, perché le piante crescono nelle prime ore della mattina, in tal modo il freddo le brachizza naturalmente.

Nel pomodoro è stato evidenziato anche un maggior numero di fiori del primo palco in caso di piantine “trattate” con il Cool Morning.

 

NUTRIZIONE

Molti vivai utilizzano per brachizzare una piantina, concimi complessi ad alto titolo in fosforo, trascurando il contenuto in azoto ammoniacale degli stessi. Leggende metropolitane, fortemente ancorate nel cervello di diversi tecnici e vivaisti, ritengono il fosforo il vero baluardo contro la filatura della pianta.

Il responsabile della filatura di una pianta è proprio il fosforo (vedi foto) unitamente all’azoto ammoniacale. Si ritiene l’azoto il principale responsabile della filatura ma più precisamente è l’azoto ammoniacale il primo colpevole, non l’azoto nitrico.

L’ammonio è immancabilmente presente in molti concimi complessi in percentuali eccessive per l’utilizzo in vivaio, l’apporto di questi concimi ricchi in fosforo e azoto ammoniacale determina inevitabilmente l’uso eccessivo di brachizzanti chimici.

Per ridurre la filatura di una piantina giovane in piena crescita e stimolare la radicazione è necessario:

- ridurre gli apporti di fosforo, 25-40 mg/L

- ridurre gli apporti di azoto ammoniacale, massimo il 5-10% dell’azoto totale

- ridurre il rapporto K/(Ca+Mg), ovvero somministrare più calcio e magnesio e meno potassio

Il calcio allunga le radici e ha la stessa funzione del latte (non per niente contiene calcio) dato al bambino in crescita, costruisce lo “scheletro” della pianta, ovvero le pareti cellulari.

 

CONCLUSIONI

La richiesta di prodotti ecocompatibili ed una legislazione sempre più restrittiva nell’uso dei  fitoregolatori, comporta la ricerca di metodi alternativi per il controllo della taglia delle piante

Numerosi  studi hanno dimostrato la possibilità concreta di ridurre la filatura di una pianta in serra senza l’impiego di fitoregolatori. Il cool morning, i filtri azzurri, la riduzione di apporti di fosforo e azoto ammoniacale sono ormai metodi acclarati e utilizzati in molti vivai per il contenimento della taglia.

A cura di Marco Valerio Del Grosso - socio di Antesia

 

Pubblicato su: http://agronotizie.imagelinenetwork.com/vivaismo-e-sementi/2011/06/09/controllo-della-filatura-in-vivaio-i-metodi-non-chimici-13472.cfm