Documento Aipp Sulla Proposta Di Regolamento Sull’uso Sostenibile Dei Prodotti Fitosanitari

Autore: Pietro Di Benedetto
Email: info@pietrodibenedetto.com | Qualifica: Dottore Agronomo

L’associazione ANTESIA condivide e sottoscrive il parere della AIPP (ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA PROTEZIONE DELLE PIANTE) sulla proposta di Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari

Il documento è disponibile sul sito della AIPP cliccando qui https://aipp.it/documento-aipp-sulla-proposta-di-regolamento-sulluso-sostenibile-dei-prodotti-fitosanitari/

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Per comodità si riporta di sotto il testo del documento:

Documento AIPP sulla proposta di Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari

La proposta di Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e recante modifica del Regolamento UE 2021/2115) prevede una serie di misure che vogliono perseguire alcuni degli obiettivi della Strategia Farm to Fork dell’European Green Deal, fra i quali l’incremento delle superfici a biologico al 25% della superficie agricola utilizzata (SAU), il dimezzamento degli sprechi, fra cui quelli di prodotti ortofrutticoli, ed il dimezzamento dell’uso dei prodotti fitosanitari entro il 2030. Tra queste misure, pur funzionali ad obiettivi meritori, quella relativa alla riduzione del 50% dell’utilizzo dei prodotti fitosanitari rischia però di creare notevoli difficoltà al settore agricolo di diversi Paesi europei, tra cui l’Italia. Gli agricoltori applicano i prodotti fitosanitari per proteggere le piante da patogeni e fitofagi, che in assenza di trattamenti comporterebbero forti perdite di produzione. Nel nostro Paese, tecniche di produzione integrata a basso impatto ambientale sono state messe a punto già a partire dagli anni ‘80 ed applicate su larga scala attraverso i “Disciplinari di produzione integrata” regionali sino a giungere, in tempi più recenti, a un sistema di certificazione nazionale (SQNPI). Ciò ha consentito, tra l’altro, un significativo miglioramento delle strategie di protezione delle piante, sia nell’utilizzo delle sostanze attive dei prodotti fitosanitari, sia nella attuazione di più innovative strategie e sistemi di difesa che hanno portato ad una diminuzione certificata nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Ulteriori, generalizzate e indiscriminate misure per la limitazione e la riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari, se non attentamente ponderate, potrebbero risultare non compatibili con le produzioni quantitative e qualitative che il nostro Paese è in grado di garantire, sia per il consumo interno, sia per l’esportazione, con grave danno per il comparto e l’intero sistema economico italiano.  Le maggiori criticità che si vogliono evidenziare nelle misure previste dalla proposta del citato Regolamento riguardano i punti qui di seguito elencati: 

Obiettivi di riduzione dei prodotti fitosanitari per il 2030

Gli obiettivi di riduzione definiti per l’Unione europea e per gli Stati membri non sono fondati su un’accurata valutazione di impatto. Per l’Italia è indicata una riduzione del 62% della quantità ponderata di prodotti fitosanitari impiegati rispetto al periodo 2015-2017 ed una riduzione ponderata del 54% dei prodotti fitosanitari classificati come più pericolosi. 

Tali obiettivi dovrebbero essere proporzionati e realistici ed accompagnati da alternative applicabili ed efficaci. Le modalità di calcolo proposte per la riduzione dei target nazionali sono fortemente penalizzanti, in quanto non tengono in considerazione importanti fattori, come ad esempio: le condizioni agro-climatiche, l’intensità e la variabilità colturale, le crescenti avversità causate dai patogeni e parassiti (anche di specie aliene invasive), l’aumento di popolazioni di fitofagi, patogeni ed erbe infestanti con livelli di resistenza sempre più elevati e sempre più difficili da gestire per via della riduzione del numero dei meccanismi d’azione disponibili. Inoltre, non si tengono in alcuna considerazione le notevoli riduzioni d’impiego dei prodotti fitosanitari già ottenute in passato in Italia grazie all’applicazione diffusa della difesa integrata.

Se tale misura rimanesse invariata, l’Italia sarebbe uno dei Paesi maggiormente colpiti e andrebbe incontro ad un vero e proprio crollo della produzione agricola. In assenza di adeguati mezzi tecnici e in mancanza di valide alternative, si assisterebbe infatti a una drastica diminuzione della produzione per ettaro, senza garanzia di un reale miglioramento in termini di impatto ambientale e di salvaguardia della salute. Per tale ragione, è fondamentale che non vengano poste delle restrizioni ingiustificate che penalizzerebbero gli agricoltori di tutta l’Unione Europea, e dell’Italia in particolare, con anche il reale rischio di abbandono dell’attività da parte di numerosi addetti. É, inoltre, da considerare che il target di incremento delle superfici a biologico potrà rendere ancora più difficoltosa la riduzione dei prodotti fitosanitari, in quanto molti dei fitofarmaci ammessi in biologico, come rame e zolfo, vengono utilizzati a dosi di principio attivo per ettaro più elevate rispetto ai prodotti chimici di sintesi. 

Si ritiene, dunque, opportuno rivedere l’impostazione generale del Regolamento alla base del principio di riduzione dei target previsti per i prodotti fitosanitari, affinché gli obiettivi da raggiungere siano proporzionati alla struttura e ai settori produttivi dei singoli Stati Membri, a garanzia della sostenibilità economica e sociale, oltre che ambientale, del settore agricolo. Si ritiene altresì opportuno definire un quadro normativo dell’Unione Europea che favorisca la disponibilità ed acceleri l’adozione di tecnologie innovative come strumenti digitali e di precisione, nonché di prodotti per il biocontrollo.

Aree sensibili

Per quanto sia auspicabile la formulazione di norme specifiche volte alla tutela e/o al rispristino di elementi naturali nelle aree sensibili, si ritiene dannoso per l’intero comparto agricolo europeo, nonché ingiustificato da un punto di vista scientifico, porre un divieto assoluto di utilizzo dei prodotti fitosanitari in tali aree. Appare ovvio che un divieto di questa portata comprometterà il buono stato di coltivazione e protezione di importanti agrosistemi europei, come ad esempio quelli risicoli che in Italia occupano circa il 25% delle aree sensibili. L’attuale proposta di Regolamento porterebbe a non poter più utilizzare alcun prodotto fitosanitario per la gestione delle avversità, con conseguenti riduzioni delle produzioni che potrebbero ammontare a più dell’80% nel caso del riso italiano. Per questo motivo, si richiede che le misure che verranno intraprese tengano conto delle evidenze scientifiche oggi disponibili per la definizione di azioni concrete, che tutelino l’ambiente e, al contempo, consentano di proseguire la produzione agricola.

Attuazione della difesa integrata

Le norme specifiche per coltura attuano i principi della difesa integrata e sono stabilite in un atto giuridico vincolante. La proposta di Regolamento non sembra tener conto delle differenze tra la difesa integrata obbligatoria e quella volontaria, oggi previste dalla Direttiva 128/2009 sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, rendendo obbligatorio per tutte le aziende agricole l’adozione di “disciplinari di difesa integrata”. In questo contesto, la figura del Consulente fitosanitario, già prevista nei PSR, è spesso ostacolata nella traduzione pratica da rilevanti aspetti burocratici. Premesso che i prodotti fitosanitari, al pari dei “farmaci” in medicina umana ed animale, sono strumenti indispensabili e imprescindibili per curare la salute delle piante e consentire produzioni agricole salubri, di buona qualità e sostenibili economicamente, socialmente e per l’ambiente, si chiede di:

1. Realizzare, preliminarmente alla redazione di uno strumento giuridico vincolante come il Regolamento, un’accurata analisi di scenario che valuti l’impatto delle norme proposte per la sostenibilità dell’uso dei prodotti fitosanitari sulle produzioni del comparto agricolo nei singoli Stati membri, tenendo conto della disponibilità e dei livelli di efficacia degli strumenti alternativi di gestione delle avversità; 

2. Riconsiderare i limiti quantitativi di riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari, subordinandoli ad una valutazione degli impatti sulle diverse filiere, evitando di considerare algoritmi che non tengono in debita considerazione la variabilità fra le diverse situazioni ambientali e colturali; 

3. Agevolare la registrazione dei prodotti fitosanitari per le colture minori, al fine di limitare gli usi eccezionali, che hanno un coefficiente elevato (valore dell’HR1 pari a 64) ai fini della determinazione delle quantità applicate;

4. Promuovere l’attivazione e la diffusione della figura del Consulente fitosanitario, limitando gli aspetti burocratici a vantaggio di quelli applicativi, per favorire l’adozione delle più sostenibili e aggiornate strategie di protezione;

5. Riconsiderare il divieto dei trattamenti preventivi, che per alcune avversità biotiche (ad es. malattie fungine e batteriche), rappresentano spesso la più razionale strategia di protezione integrata (prevenire è meglio che curare), perché i trattamenti curativi non sempre sono efficaci e possono favorire la selezione di individui resistenti ai prodotti fitosanitari nelle popolazioni di organismi nocivi;

6. Adottare nell’espressione della dose di impiego dei prodotti fitosanitari la Leaf Wall Area e/o il Tree Row Volume, come indicato nella linea guida EPPO PP1/239;

7. Riconsiderare il divieto di applicazione dei prodotti fitosanitari in aree sensibili, non sottovalutando la dannosità delle avversità e la necessità di protezione delle colture anche in tali aree; 

8. Contribuire allo sviluppo di tecnologie di difesa innovative che possano integrare la protezione delle colture con prodotti fitosanitari.

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